Integrazione del Robot-as-a-Service nei processi logistici: vantaggi, sfide e soluzioni

Nell’ambito dei processi logistici, la flessibilità è il fattore più importante nel guidare le scelte aziendali. Lo indica chiaramente la ricerca dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano: il 53% delle grandi imprese intervistate sceglie la terziarizzazione della logistica proprio per questo motivo. I nuovi paradigmi di servizio, come il RaaS – Robot-as-a-Service per i diversi macchinari automatici del magazzino, vanno in questa direzione. Non è casuale, dunque, che a fronte di un valore di mercato del comparto logistico pressoché stabile, si preveda una crescita del Robot-as-a-Service. Lo studio di Precedence Research documenta un aumento globale del mercato RaaS nel 2024 pari al 17,54% rispetto al 2023, con una previsione di crescita del 17% del tasso composito annuo (CAGR) nel periodo 2024-2034. La trasformazione della spesa da CAPEX – Capital Expenses, a OPEX – Operating Expenses, rappresenta il beneficio maggiore, in quanto il RaaS non è un leasing finanziario puro, ma un noleggio operativo, attivato o disattivato secondo necessità. A fronte di tali vantaggi economici ed operativi, le aziende devono considerare con attenzione i rischi e le difficoltà che la soluzione presenta.

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Robot-as-a-Service: quali sono i rischi

I vantaggi del RaaS in termini di flessibilità sono indubbi. Sia a livello economico che operativo vanno considerate, però, le controindicazioni e i rischi, affinché le scelte siano del tutto consapevoli:

  • valutazione economica. I costi vanno valutati anche a lungo termine. Pagare un servizio in modalità OPEX può risultare più costoso in un arco temporale ampio. Inoltre, i macchinari acquistati come CAPEX possono essere ammortizzati, e riducono l'impatto fiscale;
  • rischio contrattuale. Il servizio è regolato dal contratto col fornitore, e possono verificarsi aumenti di prezzo, revisione delle condizioni, o, infine, interruzioni del servizio;
  • controllo sui macchinari. L'azienda non possiede il robot, e quindi non può né personalizzarlo, né modificarlo o all’occorrenza rivenderlo.

Risulta chiaro che lo sviluppo di un modello Robot-as-a-Service richiede la convergenza di interessi del cliente e del fornitore, in una logica win-win che garantisca flessibilità operativa e ottimizzazione dei costi per il cliente, e redditività per il fornitore, con un eventuale up-selling e fidelizzazione nel lungo periodo.

Le difficoltà dell’integrazione del Robot-as-a-Service in magazzino

Una considerazione a sé va fatta, invece, per l’aspetto tecnologico. Dal punto di vista del fornitore del servizio, l’interesse è quello di estendere il più possibile la vita dell’apparecchiatura e, quindi, il suo potenziale riutilizzo presso altri clienti o contesti operativi, il che si traduce, tra l’altro, nel garantire la massima facilità di set-up e di integrabilità nei diversi processi logistici. La customizzazione, che non è intesa come modifica strutturale del prodotto, ma adeguamento ai flussi logistici esistenti, diventa uno svantaggio per il fornitore. Il cliente, dal canto suo, ha necessità di adattare l’apparecchiatura ai propri contesti operativi, in diversi modi:

  • Personalizzazioni hardware. Diversi sono gli elementi hardware che caratterizzano i robot: sistemi di presa per la movimentazione degli oggetti (pinze, ventose, magneti, ecc.); sensori specifici (telecamere, RFID, IoT); batterie di ricarica e docking station.
  • Personalizzazioni software. L’apparecchiatura è integrata con il WMS – Warehouse Management System e con il resto dell’impianto tramite il WCS – Warehouse Control System, che di solito viene fornito dall’hardware supplier, per ragioni di standardizzazione. L’azienda non potrebbe, di conseguenza, adottare un altro WCS, aumentando il coordinamento e le performance di tutti i macchinari presenti. È possibile, inoltre, che a fronte di altri macchinari presenti, sia necessario sviluppare una specifica API – Application Programmable Interface, per connettere le apparecchiature.
  • Adattamento alle condizioni operative. Situazioni specifiche o non standard, quali, ad esempio, superfici irregolari, layout particolari o locali a temperatura controllata, potrebbero necessitare di upgrade hardware o software.

Il modello del Robot-as-a-Service consente di accedere all’automazione in modo semplice e abbatte le barriere dovute alle capacità di investimenti, alle fluttuazioni del mercato e all’obsolescenza della tecnologia. Può rappresentare una soluzione per le imprese di dimensioni non grandi e con un business in forte evoluzione. Deve essere chiaro, tuttavia, che chi opera questa scelta deve, in una certa misura, adattarsi alle condizioni poste dal fornitore. Può essere risolutivo, in tale scenario, sfruttare le competenze degli esperti di logistica, fare un’attenta valutazione dell’impatto che hanno i flussi di business sui processi logistici, e individuare il compromesso migliore tra investimenti, necessità operative e sviluppo futuro dell’impresa. Gli opportuni KPI – Key Performance Indicator della logistica, possono favorire tale analisi e garantire scelte strategiche consapevoli.