Magazine / Higher Education 3 maggio 2023

A che punto è la didattica a distanza? Microsoft Teams e l’università

Il legame tra Microsoft Teams e l’università è cresciuto moltissimo durante il periodo della pandemia per consolidarsi successivamente fino ai giorni nostri. Quando nel 2016 la piattaforma del colosso di Redmond è stata lanciata, il mercato degli strumenti di collaboration era saldamente in mano a Slack (società acquisita poi da Salesforce). Con l’arrivo del Covid-19, la concorrenza si è allargata ad altri player, soprattutto nell’ambito della videoconferenza. Tra questi, i principali sono Zoom, Google Meet e Cisco Webex. Ma ciò che ha reso vincente Teams rispetto ai competitor, tanto che nel 2022 gli utenti che lo adoperavano nel mondo sono diventati 270 milioni, è stata l’integrazione nativa con Office 365. Il che ha portato a un duplice vantaggio. Da una parte ha collocato Teams al cuore dell’ecosistema con i software di produttività più diffusi a livello globale, dall’altra non ha richiesto costi aggiuntivi alle organizzazioni che già erano abbonate alla nota suite Microsoft. 

 

Teams e università, dalla didattica da remoto a quella ibrida 

Nel caso delle università, Teams è servito come supporto nell’erogazione delle lezioni da remoto durante il periodo delle restrizioni dovute al Coronavirus. Il ritorno alla normalità, con il venir meno degli obblighi normativi sul distanziamento sociale, ha fatto emergere un suo impiego molto più ampio. In pratica, la didattica a distanza è diventata un valore aggiunto offerto dagli atenei agli studenti a completamento della didattica tradizionale. Infatti, la forma della didattica ibrida o blended è quella su cui il mondo accademico si sta indirizzando, proprio perché mette a fattor comune i vantaggi di entrambe le modalità: l’importanza delle presenza in aula per alcune lezioni o per sostenere un esame insieme ai benefici ottenuti grazie alla digitalizzazione di molti processi. Basti pensare alle iscrizioni online, alla condivisione di dispense e materiali di studio, alla creazione di gruppi di lavoro, fino all’interlocuzione con i docenti e con il personale di ateneo. Tutti processi per i quali la vicinanza geografica non è necessaria. 

 

Prepararsi con Teams e le app di Microsoft al mondo del lavoro 

La digitalizzazione è una sfida e un’opportunità per qualsiasi organizzazione, non soltanto per le università. Teams e tutte le app Microsoft collegate hanno un’adozione pervasiva in moltissime imprese e istituzioni. Questo significa che gli studenti universitari possono prendere dimestichezza con la dotazione tecnologica che utilizzeranno in futuro. Word, Excel, PowerPoint e OneNote saranno presumibilmente i software che dovranno saper gestire in diversi contesti di lavoro. La didattica ibrida, in sostanza, anticipa il lavoro ibrido con cui tutti presto a tardi dovranno fare i conti. Analogamente a quanto sta avvenendo nelle università, Teams è il tool attorno a cui ruotano molte attività svolte nelle aziende, che se ne servono come hub per la collaborazione e la condivisione sia a favore dei dipendenti sia per rendere più efficiente la relazione con i clienti. In tal senso, non implica tanto spiccate abilità per apprenderne le funzionalità, quanto piuttosto la capacità di comprenderne la logica, la stessa alla base dei modelli di lavoro di domani. 

 

Perché alle università serve un partner per utilizzare al meglio Teams 

Fa parte di questa logica anche l’integrazione con altri sistemi esterni al pianeta Microsoft. Ad esempio, per la componente e-learning molte università si avvalgono ormai di Learning Management System (LMS) come Moodle, Canvas e Blackboard. È la stessa multinazionale guidata da Satya Nadella che prevede la connessione con queste ed altre app, consapevole del fatto che ci sono specializzazioni verticali che difficilmente si possono soppiantare. Questa è la ragione per cui le università che scelgono Teams possono cogliere appieno le potenzialità di questo strumento, se vengono affiancate da un partner Microsoft certificato. Una proposta moderna di didattica ibrida necessita, infatti, di un profondo ridisegno infrastrutturale e applicativo. Non basta assicurare l’opzione della lezione a distanza se poi il contatto con la segreteria continua a essere gestito tramite modalità tradizionali o le comunicazioni con gli studenti seguono regole disomogenee. Occorre definire delle linee guida insieme a quelle realtà che abbiano competenze tecnologiche e di dominio. Solo così le università potranno sfruttare Teams all’interno di un’offerta idonea alle esigenze contemporanee di conoscenza e apprendimento.

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