Gestione emergenze in Protezione Civile: quali indicatori controllare per prevenire i disastri
L’Italia figura tra i Paesi europei in cui il tasso di rischio di disastri ambientali è maggiore rispetto ad altre nazioni del continente. È quanto emerge da uno studio riportato dal Sole 24 Ore, secondo cui, nel periodo 2005-2035, il fattore di rischio si manterrà, per il nostro Paese, alto e stabile. A fronte di tale situazione, uno degli obiettivi della Protezione Civile è quello di gestire le emergenze non solo come risposta alla fase acuta della crisi, ma anche (e soprattutto) in termini di previsione e prevenzione dei fenomeni. Già nel 2017 il Ministero degli Interni segnalava, come rischi specifici per il nostro Paese, l’attività sismica, gli eventi idrogeologici e gli incendi boschivi. Sono fenomeni di natura diversa e necessitano, perciò, di metodi specifici per poter essere adeguatamente monitorati e prevenuti. Le azioni di merito, tuttavia, vanno inserite all’interno di un quadro più ampio che tiene conto delle conseguenze sociali, economiche e culturali, che è stato definito a livello mondiale dallo United Nations Office for Disaster Risk Reduction.
Il framework di Sendai: 4 priorità di intervento e 7 indicatori
Il Sendai Framework 2015-2030 è il risultato dei lavori della Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite relativa alla Disaster Risk Reduction, istituita su mandato dell’Assemblea Generale dell’ONU. Il framework definisce le quattro priorità che guidano l’azione di previsione e prevenzione del rischio:
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Comprendere il rischio, ovvero valutare l’esposizione ai pericoli dell’ambiente di persone e beni;
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Consolidare la governance, in termini di pianificazione, competenze e coordinamento tra gli stakeholder;
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Investire per aumentare la resilienza, allocando risorse finanziarie e logistiche a livello centrale e locale;
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Aumentare il livello di preparazione agli eventi critici, sia durante l’emergenza che per il ripristino della normalità.
All’interno di tale quadro di riferimento, il framework di Sendai individua 7 obiettivi che devono guidare gli interventi delle agenzie coinvolte. Il miglioramento dei relativi indicatori stabilisce, di conseguenza, l’efficacia delle azioni intraprese.
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Vittime e dispersi. Indica il numero di decessi imputabili al disastro naturale ogni 100mila persone.
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Persone affette. Indica il numero di persone colpite dal disastro in termini di: feriti; malati; con danni alla casa o ai mezzi di sostentamento.
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Comparti produttivi. Indica la perdita parziale o totale di asset produttivi o di altro patrimonio: agricoltura, allevamento, manifattura, settore immobiliare, servizi, o, infine, il patrimonio culturale.
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Danni a infrastrutture critiche. Questo indicatore si riferisce alla valutazione delle perdite o dei danni subiti dalle infrastrutture essenziali per il funzionamento della società e della sua resilienza durante o a seguito di eventi disastrosi.
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Governo centrale e locale. Deve risultare in costante aumento il numero di Amministrazioni che a livello centrale o locale implementano le strategie del Framework Sendai.
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Cooperazione internazionale. Indica il numero di iniziative (transfer tecnologico, scientifico, di innovazione), e di agenzie bilaterali, multilaterali o internazionali dedicate all’implementazione del Framework Sendai.
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Early warning. Indica il numero di nazioni che implementano sistemi di “early-warning” per più fattori di rischio.
Il successo nell'attuazione del framework di Sendai, nella prospettiva del 2030, dipende dalla capacità di individuare con precisione le priorità di intervento e di monitorare costantemente i progressi nell’azione di implementazione, attraverso indicatori chiari e misurabili, a garanzia di una maggiore e tempestiva riduzione dei rischi di catastrofe.
Gli indicatori per le centrali operative della Protezione Civile
La gestione delle emergenze da parte della Protezione Civile avviene con risorse dedicate, tra cui spicca per importanza la centrale operativa, che ha l’obiettivo, tra gli altri, di raccogliere ed elaborare i dati del territorio pe fini di previsione e prevenzione. Per migliorare tale processo, vengono raccolte ed elaborate le informazioni raccolte sul campo, secondo quanto indicato dalla Protezione Civile italiana:
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Attività sismica. I dati elaborati dalla centrale provengono dalla Rete Sismica Nazionale dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e riguardano i dati sismici, i movimenti della superficie terrestre e spostamenti delle placche tettoniche, e i dati geochimici (questi ultimi provenienti dalle stazioni di monitoraggio geochimico installate in aree a rischio.
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Eventi idrogeologici. I dati sono raccolti dalle diverse reti diffusa sul territorio: reti meteorologiche, idrologiche e pluviometriche; rete nazionale di radar meteorologici; piattaforme satellitari per l'osservazione della Terra; dati idrologici, geologici, geomorfologici e territoriali derivanti dal sistema di monitoraggio delle frane.
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Incendi boschivi. L’insorgenza e la propagazione degli incendi viene monitorata attraverso e reti meteorologiche nazionali e locali (Aeronautica Militare, ENAV, agenzie regionali, ecc.), dati satellitari e reti di monitoraggio locale.
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Concentrazione delle chiamate. L’aumento di chiamate al 112, concentrato in una determinata zona, segnala alla Protezione Civile l’insorgere di un fenomeno eccezionale, e può anticipare l’analisi del fenomeno in corso e una più tempestiva risoluzione.
È fondamentale che tali segnalazioni e la raccolta di dati sia condivisa tra le diverse centrali operative e poi ricondotta a livello nazionale, al fine di creare un network di controllo funzionante a tutti i livelli. Anche se la crisi è circoscritta è necessario, infatti, che vi sia una condivisione globale al fine di garantire la standardizzazione delle procedure, l’eventuale accesso a risorse supplementari e una comunicazione coordinata verso i cittadini. Il framework di Sendai e gli indicatori standard garantiscono che la Protezione Civile superi le emergenze nel modo più veloce possibile.