Didattica digitale e observability: le nuove frontiere dell’università del 2022

La didattica digitale delle università di tutto il mondo ha subito un’impennata in seguito al Covid-19. Nel complesso, l’università italiana “ha risposto all’emergenza - ha avuto modo di sottolineare Ferruccio Resta, presidente della CRUI, la Conferenza dei rettori delle università italiane -, passando nel giro di un paio di settimane alla didattica a distanza per oltre un milione e seicentomila studenti, sull’intero territorio nazionale, in condizioni non sempre favorevoli in termini di infrastrutture e di collegamenti”. Condizioni che oggi vanno affrontate con un approccio sistemico e non più dettato dalla fase emergenziale, affinché assumano i connotati strutturali di un’offerta, definita talvolta “blended”, in cui la didattica tradizionale è chiamata a convivere con quella digitale. Non si tratta, in definitiva, di sostituire il modello in presenza, quanto piuttosto di mettere in grado gli studenti di usufruire delle lezioni e degli altri servizi proposti dagli atenei a prescindere dalla vicinanza con i plessi universitari. 

New call-to-action

Una didattica digitale che necessita del potenziamento delle infrastrutture 

In tale ottica, la didattica digitale nel new normal non può trascurare il potenziamento delle infrastrutture digitali delle istituzioni universitarie, come del resto ha raccomandato lo stesso ministero dell’Università e della Ricerca e come punta a fare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. La Misura 4 su Istruzione e Ricerca del PNRR, infatti, mira a “potenziare la didattica sia nei percorsi scolastici che all’università”. A tal fine “si prevedono importanti investimenti di carattere infrastrutturale per digitalizzare gli ambienti di apprendimento”. Una piattaforma universitaria, sia quando i contenuti sono fruibili in streaming sia quando lo sono on-demand, deve consentire accessi multipli. Basti pensare che mega atenei statali quali Bologna, Milano o La Sapienza di Roma hanno rispettivamente un numero di iscritti superiore ai 40 mila. Inoltre, la didattica digitale presuppone anche altre attività e non solo quelle che si riferiscono alle lezioni frontali. Deve includere, ad esempio, la possibilità di attingere a documenti e materiali, nonché tutta una serie di servizi a corredo. 

 

Come garantire la student experience tramite il metodo dell’observability 

Se i problemi infrastrutturali e di collegamento, richiamati dal presidente della CRUI, potevano essere tollerabili durante i vari lockdown che si sono succeduti, lo diventeranno sempre meno nel new normal. Riuscire, in altri termini, a identificare e correggere le potenziali cause alla radice di un guasto o di un’anomalia è un fattore essenziale per salvaguardare in futuro la student experience. Una indisponibilità anche momentanea dell’infrastruttura o delle applicazioni potrebbe compromettere perfino il buon esito di un esame. Per questo i metodi di controllo e verifica del funzionamento dell’IT in tempo reale, che generalmente vanno sotto il nome di observability, è opportuno che siano implementati anche nelle architetture tecnologiche delle università. Ci siamo già occupati in passato del concetto di “osservabilità” come evoluzione dell’approccio consueto dell’IT monitoring. Sinteticamente può essere definita come la capacità di misurare lo stato attuale di un sistema sulla base dei dati che genera, in particolare log, metriche e tracce. 

 

Perché le università hanno bisogno di una didattica digitale di qualità 

L’observability applicata all’ecosistema tecnologico che abilita la didattica digitale delle università permette di avere una piena visibilità sull’esperienza dello studente, tracciando il percorso di ogni singola richiesta e dando informazioni sull’interazione che sta avvenendo tra istituzione e utente in chiave end-to-end. Inoltre, consente di far conoscere costantemente la “salute” del sistema in maniera tale da intervenire proattivamente prima che un eventuale degrado generi un impatto negativo sulle prestazioni dell’applicazione utilizzata. Nel 2022 garantire una student experience di valore è quanto mai importante, proprio perché le nuove generazioni sono propense a scegliere l’università anche in funzione della qualità dei servizi offerti, di cui la didattica digitale è ormai parte integrante. La complessità degli ambienti IT da monitorare, insieme alla velocità e ai volumi di dati da analizzare, richiedono perciò una tipologia di controllo in profondità che è frutto di competenze specifiche nelle soluzioni di monitoring a supporto dell’observability. Ecco perché gli atenei non possono più farne a meno, se vogliono assicurare una didattica digitale all’altezza delle aspettative. 

Post correlati