​Il futuro dell’università tra metaverso, didattica e realtà mista

metaverso università

Metaverso e università fanno riferimento a un concetto di universo che in un caso allude a un mondo parallelo, nell’altro alla totalità (universalità) del sapere. Era destino, quindi, che questi due “universi” si incontrassero, complice anche la pandemia che ha scombussolato i modelli di gestione degli atenei così come sono stati tramandati dal Medioevo a oggi. L’aumento esponenziale della didattica a distanza, tuttavia, non è l’unica novità che il Covid-19 ha portato nel contesto delle accademie. La spinta più forte ha riguardato la digitalizzazione dei processi in tutte le fasi dello student journey, dall’iscrizione a corsi ed esami fino all’utilizzo di tecnologie immersive per rendere le lezioni più efficaci e coinvolgenti. Un esempio di metaverso applicato all’università arriva dagli Stati Uniti, dove 10 tra college e atenei hanno creato versioni digitali in 3D dei loro rispettivi campus, detti appunto metaversity. Per accedervi, gli studenti devono indossare visori di realtà virtuale che permettono loro di vivere una dimensione totalmente inedita. 

 

Metaverso e università, la situazione in Italia 

Se quella appena citata è un’esperienza che si sta testando oltreoceano, qual è lo stato dell’arte del metaverso nelle università italiane? Uno degli impieghi di strumenti di realtà mista, che combina cioè virtual reality (VR) e augmented reality (AR), è quello delle sessioni di laurea in cui lo studente si trova in presenza e, contemporaneamente, dentro un ambiente virtuale. In questo modo possono essere ospitate, seppure in veste di avatar, tutte le persone che non riescono a essere fisicamente in aula. È successo finora a Torino, Milano e Catania. All’altro capo dello student journey si colloca la proposta di AteneiOnline, portale a cui aderiscono 11 università telematiche, che offre un servizio di orientamento alla scelta del corso di laurea su Roblox, una delle più note piattaforme di gaming. Sul fronte della didattica, invece, si segnala il progetto pilota dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che, in collaborazione con il Politecnico di Milano, ha mosso i primi passi nel metaversity a beneficio di 30 studenti del Master in User-Experience Psychology. 

 

Perché la realtà mista potenzierà la didattica universitaria 

Il carattere sperimentale, e talvolta pioneristico, del metaverso nelle università italiane non permette di comprendere gli effettivi sviluppi del connubio tra i due mondi. Lo si può intuire, però, in base alle previsioni di crescita delle tecnologie di realtà mista. Si calcola che l’incremento di questo mercato, valutato attualmente in circa 9,21 miliardi di dollari, da qui alla fine del decennio sarà contraddistinto da un CGAR (Compound annual growth rate) superiore al 43%. Uno dei principali ambiti che determinerà queste performance è proprio quello della didattica in senso lato. A differenza delle modalità standard, infatti, le situazioni simulate grazie alla mixed reality si prestano a fornire uno scenario quanto più vicino a quello concreto, ma a un costo inferiore e con minori rischi. Questo vale anzitutto per tutte le discipline in campo medico, dove ad esempio uno studente di medicina può fare pratica esercitandosi su una ricostruzione digitale del corpo umano. Ma vale anche per le scienze applicate e, potenzialmente, per qualsiasi altra disciplina. 

 

La digitalizzazione alla base di metaverso e università 

In futuro è probabile che il metaverso trasformerà profondamente la didattica delle università e l’offerta dei servizi per gli studenti. Per arrivarci, occorre che fin da oggi le istituzioni accademiche facciano tesoro di quanto è avvenuto nell’ultimo biennio. Ciò che infatti ha insegnato la crisi sanitaria è stata una nuova possibilità di vivere la student experience, non più limitata da confini di spazio (chiunque può frequentare un corso di laurea a prescindere da dove si trovi) e di tempo (ad esempio, le lezioni possono essere seguite in modalità on-demand). Il processo di digitalizzazione che ha permesso tutto questo adesso va governato, fino a diventare parte integrante del posizionamento di ciascun ateneo. Ogni anno la classifica Censis delle università italiane viene stilata tenendo conto di una serie di indicatori, tra cui “comunicazione e servizi digitali”. Questa voce, quando il metaverso sarà la norma nelle università, tenderà ad assumere una connotazione trasversale fino a investire anche altre voci, come ad esempio “servizi” e “internazionalizzazione”, che al momento il Censis considera separate. Tradotto significa che le università più digitali saranno anche quelle più attrattive, poiché non ci può essere metaversity in assenza di digitalizzazione. 

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