Cloud Migration: 5 best practice per le grandi imprese

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L’avvento del cloud ha segnato una svolta di enorme portata nel mondo della tecnologia. La disponibilità di risorse elaborative on demand e la grande semplificazione operativa hanno dato un impulso senza precedenti all’innovazione e alla digitalizzazione. Per le grandi imprese, che hanno affrontano con maggiore cautela l’adozione delle nuove tecnologie, la migrazione al cloud è diventata adesso una necessità, per tre ordini di motivi: economico, tecnologico e operativo.New call-to-action

I Sistemi Informativi richiedono investimenti ingenti di capitale (CAPEX – CAPital EXpenses), mentre il cloud introduce il modello di spesa “a consumo” (OPEX – Operational Expenses). A livello tecnologico, la facilità di accesso alle risorse consente di innovare e sperimentare velocemente e senza acquisire hardware e software dedicati. A livello operativo, molte attività di manutenzione sono demandate al cloud provider, sollevando l’impresa dagli oneri gestionali. Nei fatti, la mancata adozione del cloud comporterebbe l’invecchiamento precoce dell’IT, con conseguenze gravi sul business dell’impresa.

Per tali motivi, il cloud è in continua crescita. La ricerca 2023 dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano mostra che l’uso complessivo del cloud è aumentato del 19% rispetto all’anno precedente, con la quota delle grandi imprese pari all’87%.

I vantaggi della Cloud Migration

Dagli anni Sessanta ad oggi, le grandi imprese hanno investito somme crescenti nei Sistemi Informativi, dotandosi di infrastrutture di enormi dimensioni: mainframe principali e di backup in edifici dedicati, server farm, reti di connessione private, piattaforme software di controllo. Questo ne rappresenta ancora oggi l’ossatura informatica consolidata, ma può anche diventare un impedimento allo sviluppo dell’impresa, soprattutto in una fase di Digital Transformation pervasiva, in cui è richiesta velocità nel cambiare paradigmi e tecnologie. Le grandi infrastrutture elaborative rischiano, infatti, di rallentare il processo, in quanto sono caratterizzate da un’operatività quotidiana complessa e macchinosa, in cui le modifiche vanno valutate nel dettaglio e pianificate con largo anticipo. Va individuata ogni possibile criticità legata, ad esempio, alla numerosità dei flussi coinvolti, alle dipendenze tra le applicazioni e le procedure, e alla compatibilità col software di base.

I vantaggi cloud migration

L’adozione del cloud risolve i problemi insiti nelle grandi infrastrutture, garantendo:

  • Evoluzione tecnologica. Nelle aziende di livello Enterprise, lo sviluppo di un nuovo servizio applicativo richiede risorse hardware e software importanti. Poterne disporre secondo necessità e senza obbligo d’acquisto, consente di sperimentare, innovare e portare a regime i nuovi sistemi con una velocità prima impensabile. Ciò crea un circolo virtuoso di cambiamento continuo, opposto alla staticità tipica degli ambienti zavorrati.
  • Operatività e manutenzione. Tutte le attività di system administration (aggiornamento di software e sistemi operativi, monitoraggio di reti e server, gestione degli incident, ecc.), sono demandate al fornitore e non richiedono professionisti dedicati, ivi comprese le necessità di risorse aggiuntive (scalabilità).
  • Cybersecurity e business continuity. Tipi di attacchi hacker quali DoS–Denial of Service, SQL Injection, Malware, ecc., sono meno frequenti grazie alla distribuzione geografica dei server e al continuo monitoraggio dell’infrastruttura.
  • Disaster recovery. Le attività di backup e l’eventuale ripristino di dati e servizi utilizzano risorse del cloud provider, e la disponibilità è garantita anche quando i building del cliente sono danneggiati o non accessibili.

Va sottolineato, però, quanto sia strategica la scelta del cloud provider: non è sufficiente, infatti, affittare le risorse elaborative occorrenti, è necessario che il fornitore garantisca quei servizi aggiuntivi che consentono alle imprese di massimizzare i benefici insiti nel cloud: accesso a database, patching automatico, compatibilità applicativa, ecc.

Cloud Migration: 5 best practice per le grandi imprese

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I Sistemi Informativi di una grande organizzazione hanno dimensioni importanti. Nel caso di una telco, ad esempio, sono presenti molte migliaia di server con altrettante istanze di database, distribuite su più server farm internazionali, con centinaia di servizi applicativi. In tale contesto, la cloud migration è un’operazione che deve seguire un approccio progressivo, basato su best practices consolidate. Va sottolineato che ognuna di esse ha valore in sé, ma il massimo beneficio si ottiene con l’uso nel loro complesso:

  1. Definire un elenco delle risorse. È opportuno censire tutte le risorse fisiche e logiche del sistema informativo interessato alla migrazione: server on premise, server virtuali, connessioni e device di rete, firewall, ecc. È essenziale, in questa fase, conoscere la distribuzione geografiche dei singoli apparati. Il reparto di System Administration è di norma tenutario dell’insieme di tali informazioni ed è il referente principale per la creazione dell’elenco.
  2. Mappare i servizi. La Cloud Migration è, nella sua essenza, la migrazione dei servizi applicativi. Dopo il censimento delle risorse elaborative, è opportuno procedere con la mappatura delle applicazioni, delle relazioni tra esse e delle risorse utilizzate. Alla fine dell’operazione, i responsabili della Cloud Migration avranno una conoscenza completa delle relazioni tra layer applicativo e layer fisico. Tali informazioni sono utili per definire il piano di migrazione, ovvero quali applicazioni, in quale ordine e con quali condizioni.
  3. Scegliere le applicazioni. Questa è la più importante tra le best practice indicate e ha un valore strategico nell’approccio progressivo. È conveniente, negli ambienti applicativi di grandi dimensioni, che la Cloud Migration avvenga per blocchi di applicazioni, a partire da quelle che hanno meno impatti sul business, e proseguire nell’attività con passi incrementali. Infatti, le prime applicazioni ad essere migrate saranno soggette ai rischi più alti, in quanto non vi è un’esperienza pregressa a supporto e ogni criticità da affrontare è nuova. È opportuno, perciò, che la scelta cada su applicazioni che siano ristrette nel numero e contenute nelle dimensioni (facilità di controllo), ma significative per i processi di business, in modo avvicinarsi il più possibile alla situazione reale. Queste prime migrazioni daranno informazioni preziose per il prosieguo delle operazioni, quali, ad esempio, i problemi riscontrati, i tempi necessari, le operazioni di ripristino, quali risorse professionali coinvolgere, ecc.
  4. Coinvolgimento dei referenti. È fondamentale che durante la migrazione siano presenti tutti i referenti: di sviluppo applicativo, di delivery, di system administration e di business. L’intervento correttivo sul servizio, infatti, può richiedere competenze di natura specifica.
  5. Esecuzione e runbook. Durante le operazioni di migrazione, è fondamentale redigere il runbook. Questo contiene la sequenza delle attività: esecuzione task, procedure di ripristino, workaround, attività collaterali. Il runbook è incrementale, composto di parti generiche e parti variabili da applicazione ad applicazione. Il runbook sarà il manuale, la guida operativa di riferimento per tutte le attività di migrazione successive: è il primo elemento, in ordine temporale, del knowledge repository per una data Cloud Migration.

Il mercato del cloud ha dimostrato nel 2023 maggiore consapevolezza e le grandi imprese sono quelle in cui tale tecnologia è maggiormente pervasiva. L’adozione del cloud, tuttavia, ancora oggi presenta nelle grandi imprese le insidie tipiche dei sistemi complessi, come, ad esempio, le connessioni molteplici (e a volte nascoste) tra le applicazioni, i flussi gestionali e le risorse elaborative implicate e, insieme a questo, la mancanza di un controllo centralizzato. Per questi motivi è opportuno scegliere un percorso di migrazione graduale e basato su best practice; percorso che ha il duplice obiettivo di preservare l’azienda da disservizi non prevedibili e diffondere la cultura del cloud. Tale maggiore conoscenza è la premessa per il passo successivo che le grandi imprese dovranno compiere per massimizzare il beneficio della tecnologia. Si tratta dell’evoluzione del parco applicativo in logica cloud native, un processo che impegnerà le aziende nell’arco dei prossimi anni.

Case study cloud migration manpower group