Magazine / Cloud enablement 22 giugno 2022

Application Modernization, perché con il metodo cloud native è meglio

L’Application Modernitazion oggi parla sempre di più il linguaggio cloud native. Se prima infatti molte organizzazioni adottavano diversi approcci di migrazione, tra cui soprattutto il lift-and-shift o rehosting con cui passare al cloud le applicazioni on-premise senza doverle riprogettare, adesso è diventato evidente che solo l’approccio cloud native allo sviluppo applicativo rende possibile sfruttare i vantaggi del Cloud: agilità, ottimizzazione dei costi e time to market più rapido.
Le strategie di Application Modernization che abbracciano il cloud native, in sostanza, consentono alle applicazioni di essere eseguite simultaneamente e senza soluzione di continuità tramite la containerizzazione delle applicazioni esistenti, l’adozione di microservizi, l’architettura serverless e l’infrastruttura immutabile, per citare alcune esemplificazioni dell’universo cloud native. Tutte ispirate all’esigenza di rispondere ai contesti aziendali contemporanei, che richiedono cicli di sviluppo sempre più brevi seguiti da integrazioni e distribuzioni più celeri. Da qui il ricorso costante alle pratiche DevOps grazie alle quali è possibile ridurre il tempo dell’intero ciclo da giorni a ore.

New call-to-action

 

L’impegno della Cloud Native Computing Foundation

Una delle realtà che in questi anni si è spesa maggiormente per diffondere la cultura del cloud native è la Cloud Native Computing Foundation (CNCF). Parte della Linux Foundation, ha come scopo dichiarato quello di renderlo “onnipresente” cercando di guidare l’adozione di questo paradigma tramite un ecosistema di progetti open source e neutrali rispetto ai vendor. L’intento è di democratizzare questo tipo di innovazione, che ha nell’Application Modernization una delle sue applicazioni più promettenti, rendendola accessibile a una platea sempre più vasta di sviluppatori. In occasione della recente conferenza organizzata dal 16 al 20 maggio a Valencia, la CNCF ha lanciato il Cloud Native Maturity Model 2.0. Uno degli aspetti più interessanti del modello è quello di aver allineato gli obiettivi di business a quelli di natura tecnologica, adottando ad esempio una serie di KPI (Key Performance Indicator) quantitativi e qualitativi con cui misurare in che modo il cloud native contribuisce a migliorare i processi di Application Modernization. Di seguito, ecco quali sono i principali.

 

I vantaggi del cloud native nell’Application Modernization

Al primo posto, rientra una riduzione della spesa per l’infrastruttura delle app pari al 25%. Per quanto riguarda invece i costi di sviluppo, il risparmio è stato calcolato nell’ordine del 10%. Anche l’impegno del team beneficia di una maggiore automazione e, quindi, ha un effort inferiore del 15%. La medesima automazione genera maggiore sicurezza poiché agevola nell’identificazione dei CVE (Common Vulnerabilities and Exposures) nei container. Inoltre, il modello cloud native maturo migliora i requisiti di compliance limitando e tracciando l’accesso all’applicazione come contemplato nei rapporti SOC 2 della statunitense AICPA. Un ulteriore KPI si focalizza sull’accelerazione dei cicli di vita dello sviluppo grazie all’implementazione di pipeline CI/CD e alla distribuzione del 10% in più di funzionalità nell’arco di un trimestre o del periodo di tempo considerato standard dall’organizzazione. Infine, l’Application Modernization basata sul cloud native fa aumentare la customer experience, che si può misurare con l’indicatore Net Promoter Scores (NPS), ed elimina i silos informativi tra i reparti.

 

Application Modernization, le previsioni di Gartner e IDC

I vantaggi indicati sopra trovano conferma anche nelle ricerche svolte dagli analisti più accreditati a livello globale. Gartner, ad esempio, aveva previsto già l’anno scorso che i leader IT di successo avrebbero perseguito nel 2022 pratiche cloud native per costruire e trasformare i portafogli di applicazioni a sostegno di una competitività digitale al passo con i tempi. Secondo IDC, invece, entro il 2024 la maggior parte delle applicazioni legacy subirà un processo di Application Modernization con un utilizzo dei servizi cloud nel 65% dei casi per estendere le funzionalità o sostituire il codice inefficiente. Accanto a questa previsione, che sostanzialmente attesta il ricorso crescente alla nuvola come “luogo” dove vengono deployate le applicazioni, IDC ne fa un’altra che riguarda il “come” verranno sviluppate, cioè tramite l’impiego crescente del cloud native. Da qui al prossimo biennio, l’International Data Corporation sostiene che il 50% delle organizzazioni utilizzerà applicazioni basate sull’astrazione fornita dai Managed Services, incluse le tecnologie cloud native, per consentire l’esecuzione coerente in qualsiasi luogo, o in molti luoghi, allo stesso tempo.

New call-to-action

Post correlati