Il mondo del Retail ha subito negli ultimi anni una profonda evoluzione, guidata dall’attenzione al cliente, dalla digitalizzazione dei processi e dalle innovazioni tecnologiche, con l’obiettivo di trasformare il customer journey in un’esperienza memorabile, fatta di interazioni ricche, coinvolgenti e complete, qualunque sia il touchpoint utilizzato.
Il risultato, inevitabile, è il moltiplicarsi di applicazioni informatiche e, soprattutto, di flussi di dati relativi al contatto tra retailer e acquirente e alla profilazione di quest’ultimo. Si considerino, ad esempio, le visite al sito, le carte fedeltà, l’assistenza clienti, le campagne promozionali, ecc. In tale scenario, la Data Workflow Orchestration, ovvero la gestione efficace dei bacini di dati, risulta centrale per il corretto andamento del business.
Sono due gli aspetti da considerare per ciò che riguarda i flussi di dati all’interno del processo di business del retailer:
Va inoltre considerato che le tecnologie digitali oggi comunemente utilizzate creano un flusso pressoché continuo di dati: dispositivi IoT, streaming video da telecamere di sorveglianza, informazioni di localizzazione, ecc. E questo flusso deve essere armonizzato all’interno dei processi di business, dove coesistono applicazioni che utilizzano banche dati in formato tradizionale. È quindi necessario governare i molteplici flussi di dati in relazione ai processi di business che li devono utilizzare. La Data Workflow Orchestration è la metodologia che permette tale controllo.
Per implementare una Data Workflow Orchestration efficace in ambito Retail, è opportuno seguire un approccio in 4 step.
Il primo passo è quello di mappare le fonti da cui provengono le informazioni. Bisogna distinguere tra le informazioni essenziali, senza le quali il processo è bloccato, e quelle opzionali, che possono migliorare le performance, ma non sono determinanti per l’esecuzione del processo.
La produzione dei dati può essere continua (è il caso della sensoristica e dello streaming audio/video), oppure a frequenza fissa (ad esempio, la chiusura di cassa giornaliera o l’approvvigionamento settimanale dei prodotti), o infine, non prevedibile (promozione una tantum). Tali flussi hanno dimensioni e formati dati specifici e occorre prevedere operazioni di normalizzazione per renderli coerenti e utilizzabili.
Ai fini dei processi di business, questo passo ricopre un ruolo fondamentale. Informazioni appartenenti a fonti diverse possono essere strettamente collegate, come nel caso, ad esempio, del legame tra il mix e le quantità dei prodotti nei vari punti vendita e i flussi turistici stagionali o legati a particolari eventi sul territorio.
I diversi bacini di dati alimentano l’insieme delle procedure aziendali, sia di back-end che di front-end, la cui esecuzione è controllata dagli strumenti di Workload Orchestration. Tali reti sono il cuore dell’architettura informativa e supportano il business dell’azienda giorno per giorno.
In assenza di una Data Workflow Orchestration (e di una Workload Automation), un’azienda è obbligata a sviluppare in proprio la logica di gestione dei flussi di dati. Nella pratica, ciò comporta la realizzazione di centinaia, se non migliaia, di programmi di controllo interdipendenti.
Le aziende che hanno adottato questa strategia si sono trovate esposte al rischio di non poter controllare con efficacia l’intera architettura dei dati. La conseguenza è che, in caso di errore in un singolo programma, si possa scatenare un effetto domino capace di compromettere l’intero sistema e di cui sarebbe difficile trovare la causa.
Al contrario, adottare una strategia di Data Workflow Orchestration significa dotarsi di meccanismi di controllo in grado di intercettare gli errori e proporre rimedi tempestivi. Ma non solo. La Data Workflow Orchestration è in grado di assicurare, soprattutto nel settore Retail, che il costante aumento del numero e della complessità delle applicazioni non comporti alcun rischio per la stabilità dei sistemi informativi, ma che, anzi, contribuisca allo sviluppo dell’azienda in termini di ampiezza dell’offerta e incremento della profittabilità.