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Circular Supply Chain: come impatta la Circular Economy sulla logistica

Scritto da SUPPLY CHAIN & WAREHOUSE MANAGEMENT | 28 luglio 2023

La Circular Economy e, di conseguenza, la Circular Supply Chain e la logistica, sono una priorità per tutti i protagonisti del mondo produttivo. Il motivo è chiaro: la sostenibilità ambientale è un valore cardine per tutta la società. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Parlamento Europeo, infatti, ogni anno si producono 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti e l’impegno verso un nuovo modello di economia era già stato sottolineato da Frans Timmermans, responsabile del Green Deal UE, che alcuni anni fa affermava “Se vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 […] la nostra economia deve diventare pienamente circolare”.

Circular Supply Chain e Circular Economy: che cosa sono

Diversi brand e industrie hanno intrapreso in Italia il percorso della rendicontazione sociale d’impresa, e hanno fatto proprie le istanze della sostenibilità ambientale, implementando il modello della Circular Economy. Ciò ha comportato – oltre a un risultato economico migliore – un positivo ritorno di immagine, soprattutto nelle generazioni più giovani. La Circular Economy traduce, all’interno della produzione manifatturiera e industriale, istanze di rispetto dell’ambiente presenti prima del suo avvento. Ad esempio, alcune aziende cosmetiche hanno eliminato i test sugli animali; l’etichetta “bio” è sempre più presente; la ristorazione promuove la biodiversità e i prodotti a chilometro zero.

Il principio base della Circular Economy è l’auto-rigenerazione: le materie prime di origine naturale devono rientrare nel circolo biologico, e i manufatti tecnici dovranno “funzionare” il più a lungo possibile prima di essere smaltiti. Alla base della Circular Economy c’è la Circular Supply Chain: la materia prima per la produzione non è nuova, ma deriva da un altro ciclo produttivo. Ad esempio, i metalli preziosi delle protesi mediche sono riutilizzati nei circuiti elettronici; alcuni scarti alimentari entrano nella produzione di concimi.

6 criteri per implementare la Circular Supply Chain

L’adozione del modello di Circular Economy, dunque, prevede la costruzione di una Circular Supply Chain. Osservando le best practice del settore, si individuano 6 criteri base per implementarla:

  • Tracciabilità dei pallet e degli imballi. I materiali di supporto per il trasporto sono tracciati fino al loro rientro presso il produttore. Uno degli obiettivi della Circular Supply Chain è, infatti, l’eliminazione degli scarti.

  • Riprogettazione del packaging “Direct to Consumer”. La produzione degli imballi per l’eCommerce ha una forte incidenza sulle emissioni nocive. Occorre riprogettarli per facilitare il loro riuso da parte del consumatore, ad esempio nel processo di reso.

  • Criteri di selezione di prodotti e fornitori. La minimizzazione degli sprechi diventa uno dei criteri per la scelta dei prodotti e dei partner della Supply Chain. È opportuno ricordare che più la filiera è lunga, più alta è la produzione di scarti.


  • Incentivazione al riuso. I consumatori possono essere incoraggiati a restituire i prodotti usati per facilitare il loro reinserimento nella produzione, come può facilmente avvenire per l’abbigliamento, l’arredo e l’elettronica di consumo. Inoltre, possono essere definite policy per cui i prodotti danneggiati vengono riparati e non sostituiti.

  • Sviluppo della consapevolezza. Le imprese istruiscono il personale sulle buone pratiche ambientali. Nei processi di acquisizione dei nuovi talenti, la sensibilità ai temi ambientali può diventare uno dei criteri di selezione.

  • Ricerca & Sviluppo. Se gli scarti di produzione vengono concepiti come asset, questi possono diventare oggetto di attività di ricerca, sperimentazione e innovazione.

Circular Economy: quali sono gli impatti sulla logistica

Osservando il panorama dall’alto, si possono identificare tre grandi filoni che contribuiscono in massima parte alla realizzazione della Circular Supply Chain. Il primo è il reingresso nel ciclo produttivo di materie e prodotti usati. Il secondo è l’adeguamento delle attività interne al magazzino. Il terzo è l’introduzione di policy interne ed esterne che favoriscano l’abbattimento degli sprechi.

  1. Reingresso nel ciclo produttivo

Fino ad oggi la logistica ha seguito una direzione lineare. La logistica di tipo circolare, invece, deve gestire i flussi di rientro: da dove ritornano prodotti e materiali? Come li suddivido e smisto? In quali stabilimenti avviene la rilavorazione? Dove colloco gli hub di smistamento? A queste domande si aggiungono quelle relative ai nuovi partner da introdurre nella Circular Supply Chain, cioè quelli che si occuperanno di lavorare i materiali di rientro e di gestire i nuovi cicli produttivi.

  1. Adeguamento delle attività interne al magazzino

La merce presente a magazzino è costituita da prodotti e packaging. Nella logica della Circular Supply Chain, andranno entrambi tracciati.

  1. Policy interne ed esterne

All’interno dell’azienda dovranno essere definite policy per l’abbattimento degli sprechi. Si definirà, ad esempio, come usare al meglio i materiali necessari per le lavorazioni (ridurre e/o ottimizzare i supporti modulistica cartacei, ridurre o eliminare le etichette sui colli, utilizzare il più a lungo possibile l’abbigliamento speciale, etc). Infine, la sensibilità alla Circular Economy potrebbe diventare uno dei criteri con cui selezionare i partner e i fornitori del processo logistico aziendale.

Circular Supply Chain, ecco i vantaggi

Se a un primo sguardo la Circular Economy (e quindi la Circular Supply Chain) chiede adeguamenti organizzativi importanti, vanno però considerati tutti i vantaggi che tale modello porta alle organizzazioni. Tali benefici possono essere così sintetizzati:

  • Abbattimento dei costi di produzione, grazie al minor costo delle materie prime

  • Ritorno di immagine e reputazione e, di conseguenza, maggiore disponibilità all’acquisto e fidelizzazione del cliente

  • Aderenza a normative nazionali e comunitarie sempre più rigorose

  • Minore dipendenza dalle materie prime

  • Maggior capacità di assorbire le fluttuazioni dei prezzi

  • Maggiore efficienza energetica. Ad esempio, produrre lattine da alluminio nuovo è più dispendioso che produrle da lattine riciclate



Vista in una prospettiva di medio-lungo termine, la Circular Economy, (e il conseguente sviluppo di un’adeguata Circular Supply Chain) rappresenta la possibilità per le aziende di sviluppare il proprio business salvaguardando l’ambiente e la convivenza civile.