Negli ultimi anni, siamo stati spettatori degli straordinari, quanto repentini, passi avanti della tecnologia. Non è un caso, infatti, che il settore Tech sia sempre più al centro dei percorsi formativi. Facoltà, corsi di laurea e master danno ampio spazio alle nuove offerte dedicate al digitale.
Tra quest’ultime, troviamo la Business Intelligence che combina analisi dei dati, visualizzazione, strumenti e infrastrutture per supportare le decisioni aziendali basate sui dati.
In Italia, il mercato della Business Intelligence è in forte crescita, come dimostra il convegno “Data Culture & Generative AI: verso una nuova data experience?” della School of Management Politecnico di Milano, tenutosi a novembre 2023. Da quanto è emerso, il settore dei Big Data coinvolge sia le grandi imprese che le piccole e medie imprese:
Questo interesse non riguarda, però, solo le aziende, la BI è oggi al centro dell’attenzione del settore Education. Il mercato globale dell’Education Technology ha, infatti, raggiunto i 325 miliardi di dollari nel 2023, di cui circa 70 miliardi in Europa, secondo quanto emerge da un report di Klecha & Co. E la BI può essere considerata come una leva strategica per innovare e migliorare i processi e i risultati del settore Higher Education.
Nel contesto aziendale, la BI può supportare la formazione e lo sviluppo dei dipendenti, offrendo soluzioni di digital learning personalizzate e interattive. Secondo l’Osservatorio EdTech del Politecnico di Milano, nel 2022, il 40% del budget per la formazione aziendale, pari a circa 480mila euro per azienda, è stato dedicato a forme di digital learning. Questo dato sottolinea l’importanza crescente dell’apprendimento digitale nel contesto aziendale, che può favorire la crescita delle competenze, la motivazione e la produttività dei lavoratori.
Parallelamente, le università stanno anch’esse investendo significativamente per cambiare il sistema. La ricerca ha rivelato che, in media, il 5,6% del budget di un Ateneo è destinato alla trasformazione digitale. Ancora più significativo è il fatto che il 57% delle Università ha aumentato gli investimenti in queste iniziative rispetto al 2022.
Ma in che modo la Business Intelligence può favorire la Trasformazione Digitale degli atenei?
Le Università, per loro stessa natura, si trovano a dover gestire giornalmente una grande mole di dati. Tra questi possiamo distinguere tre tipologie principali: anagrafico, consultivo e burocratico. Nello specifico:
i dati anagrafici: conservano tutte le informazioni riguardanti studenti e permettono di avere una visione generale della popolazione universitaria;
dati consultivi: permettono di raggruppare gli studenti in base alle lezioni frequentate, agli esami svolti, ai crediti formativi acquisiti. Si tratta di dati che consentono di monitorare il percorso formativo degli studenti, valutando il livello di apprendimento, le difficoltà e gli interessi e supervisionandone le carriere;
dati burocratici: questi dati sono preponderanti nella gestione del personale accademico e amministrativo, nel monitoraggio del rapporto entrate/uscite, nella gestione delle borse di studio e dei finanziamenti agli studenti.
L’insieme di questi dati permette di ottenere le informazioni necessarie ad avere una visione chiara e concreta della vita dell’ateneo.
Tuttavia, per sfruttarne a pieno il potenziale, le Università hanno bisogno di strumenti adeguati che consentano di analizzarli, interpretarli e comunicarli in modo efficace.
In questo senso, la BI può rappresentare una soluzione innovativa e vantaggiosa per il mondo accademico.
Gli Atenei generano più dati di quelli che riescono a gestire e utilizzare in modo efficace. E spesso li raccolgono in modo manuale, su fogli di calcolo Excel. Risulta chiaro che il sistema non sia sufficientemente efficace ed efficiente nel portare i risultati attesi, in termini di overview delle informazioni e di capacità di trasformarle in decisioni strategiche. A tale esigenza, risponde la BI.
Tra i principali vantaggi che la Business Intelligence porta alle università, troviamo:
La BI, dunque, non si presenta come una tecnologia riservata alle grandi aziende, ma come uno strumento sempre più rilevante e utile per tutti i settori, compreso quello dell’Higher Education che, più di altri, deve affrontare le sfide di un mondo in rapida evoluzione. La Business Intelligence, dunque, costituisce un investimento strategico per gli Atenei volto ad offrire una formazione di qualità e adeguata alle esigenze del mercato e a posizionarsi nel panorama internazionale.
Come ha affermato il famoso scrittore e consulente Peter Drucker, “la cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto”. La BI permette alle Università di fare questo: cogliere i bisogni, le preferenze e le aspettative degli studenti e offrire loro soluzioni personalizzate.