Crisi o no, il settore retail è cresciuto negli ultimi due anni e ha saputo affrontare la tempesta che gli si è scatenata intorno e che, in altre industry, ha mietuto vittime anche eccellenti. Secondo l’Osservatorio innovazione digitale nel retail e Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, infatti, dal 2019 al 2021 gli acquisti online nel nostro Paese sono cresciuti da 31 miliardi di euro a 39,4 miliardi, con l’aumento più significativo nei prodotti, che sono passati da 18 miliardi di euro a 30,5 miliardi.
Ma non è solo la ricerca di modi “sicuri e comodi” per fare acquisti che ha caratterizzato il mondo retail: il consumatore oggi vuole innanzitutto affidabilità – quindi un supporto clienti all’altezza – velocità ed efficienza – con tempi di consegna rapidi e una gestione dei resi affidabile – sostenibilità – l’impatto ambientale e la riduzione delle emissioni delle aziende è sempre più un fattore determinante nella scelta del consumatore – e, per finire, immediatezza – che comporta l’uso della tecnologia.
Date le premesse, evidenziate da quanto osservato dal Politecnico di Milano, non è azzardato, per il settore del retail, affermare che cloud e retail, ormai, debbano considerarsi un binomio inscindibile. Gli operatori del settore non possono più rinunciare a quanto il cloud può loro offrire: multicanalità, semplificazione dei processi, scalabilità, riduzione dei costi e potenti strumenti di analisi dei dati.
Non è un caso, infatti, che dal Forum Retail 2021 dello scorso novembre siano emerse proprio tre tendenze che riassumono questa forte attrazione tra il settore del retail e la tecnologia, il cloud in particolare.
Il grande trend emerso nel corso del 2021 è stato però quello di un ritorno al negozio fisico, vicino a casa. Si parla sempre più spesso di nuovi modelli urbani – la città dei 15 minuti – che mettano a disposizione delle persone i servizi che servono senza costringerle a grandi spostamenti.
Una tendenza che già GfK aveva rilevato nel primo semestre 2021 con una crescita del 21,3% per la tecnologia di consumo rispetto allo stesso periodo del 2020. In questo periodo i punti vendita tradizionali hanno avuto prestazioni migliori rispetto all’online, proprio in virtù di questo trend (+75,5% rispetto a +24,5%).
Ecco allora che nel 2022 la parola d’ordine sarà ancora di più hybrid everything, che significa correlare le esperienze dei clienti con i business model delle aziende e con i processi. In parole povere cloud, perché sarà sempre più fondamentale l’analisi dei dati che, attraverso l’intelligenza artificiale, potrà captare per tempo le nuove esigenze dei consumatori e permettere alle aziende di adeguare i loro servizi. Soprattutto di assistenza e di logistica.
Secondo i dati Ipsos – contenuti nel rapporto Il settore del Retail: cambiamenti e sfide durante il Coronavirus - i ritardi di consegna sono indicati come decisivi da un quarto degli acquirenti, mentre non preoccupano più di tanto i rischi relativi alla privacy e alla condivisione dei dati in rete.
Da qui, nasce l’esigenza di semplificazione nella gestione dell’IT, con piattaforme che possano ospitare qualsiasi applicazione, facilmente gestibile a prescindere da dove essa risieda, on premise o sul cloud. Sulla nuvola, però, è più semplice implementare soluzioni statistiche e di analisi avanzate che permettano alle aziende di risolvere i loro problemi di revenue management e price optimization, inventory management e replenishment, ottimizzazione delle operazioni di magazzino (slotting, picking, sorting) e pianificazione dei trasporti (fleet routing, dispatching e scheduling).