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Application Performance Management per migliorare la UX

Scritto da ICT SERVICES | 16 settembre 2020

Negli ultimi anni l’approccio ai sistemi di Application Performance Management (APM) ha subito un’evoluzione, enfatizzando il suo ruolo nel controllare e, quindi, migliorare la User Experience (UX). L’ultimo Magic Quadrant di Gartner testimonia questo cambiamento sostituendo i software EUEM (End User Experience Monitoring) con il DEM (Digital Experience Monitoring), definita come “una disciplina di monitoraggio della disponibilità e delle prestazioni che supporta l’ottimizzazione dell’esperienza operativa e del comportamento di un agente digitale, umano o macchina, in quanto interagisce con le applicazioni e i servizi aziendali”. Dai tempi in cui l’Application Performance Management si limitava a verificare prestazioni quali il caricamento delle pagine, siamo arrivati agli scenari contemporanei in cui è fondamentale, invece, misurare la percezione dell’utente a 360 gradi. Una trasformazione dettata dalla crescita nell’adozione di tecnologie quali, per esempio, il cloud e l’edge computing, il rendering lato client e lato server, l’utilizzo massiccio di API (Application Programming Interface) che permettono molteplici integrazioni con servizi di terze parti e così via.

 

I quattro pilastri dell’Application Performance Management

La stretta correlazione tra Application Performance Management e UX scaturisce anche dall’importanza assunta nello sviluppo del software dai metodi Agile e DevOps che hanno accelerato e reso più frequenti i tempi di produzione e di rilascio delle applicazioni. Il che obbliga ormai a includere il monitoraggio nelle fasi preventive di test per evitare successivamente ricadute negative sull’esperienza degli end user. I pilastri su cui, perciò, verte oggi l’Application Performance Management focalizzata sulla User Experience sono sostanzialmente quattro:

  • Raggiungibilità
  • Disponibilità
  • Prestazioni
  • Affidabilità

 

Monitorare la raggiungibilità in ambienti sempre più complessi

Nel panorama informatico tradizionale il monitoraggio della raggiungibilità era abbastanza semplice, in quanto non c’erano dipendenze complesse in ambienti hybrid e multi cloud come quelle attuali. Le aziende dovevano semplicemente preoccuparsi che gli utenti potessero raggiungere i data center on premises. Adesso, invece, i tool di Application Performance Management devono essere in grado di offrire una visione completa di infrastruttura, reti e app. Solo così è possibile identificare un problema che impedisce di accedere all’applicazione prima che si traduca in una interruzione dell’operatività per i dipendenti o in un malfunzionamento che coinvolge i clienti.

 

Come l’Application Performance Management misura la disponibilità

Una suite di Application Performance Management riesce a distinguere i problemi di raggiungibilità rispetto a quelli legati alla disponibilità, sebbene spesso si presentino in maniera sovrapposta. Tant’è vero che le principali soluzioni presenti sul mercato prevedono differenti metriche per ciascuna delle due. Infatti, ci possono essere situazioni in cui gli utenti possono raggiungere un “nodo”, ma il servizio risulta inattivo. Se, per esempio, si tratta di un’applicazione web, la maggior parte degli strumenti di monitoraggio cercherà lo stato HTTP 200 con una qualche forma di convalida di base.

 

Le prestazioni, ovvero il cuore dell’APM al servizio della User Experience

Il monitoraggio delle prestazioni è probabilmente il cuore dell’Application Performance Management. Un’applicazione lenta ha un impatto sulla brand reputation perfino peggiore di una momentanea inaccessibilità a qualche applicazione. Non è un caso che le bad performance siano considerate alla stessa stregua di un downtime del data center. Per questo i sistemi APM più evoluti consentono sia di promuovere procedure per il miglioramento continuo delle prestazioni sia di stabilire determinate baseline in modo tale da attivare alert automatici ogni volta che venga rilevato uno scostamento dalla norma.

 

Affidabilità, data scientist virtuale dell’Application Performance Management

L’affidabilità è la sintesi dei tre parametri summenzionati e rappresenta il livello più profondo dell’Application Performance Management. In pratica fa le veci di un data scientist perché aiuta a capire, analizzando dati provenienti da diverse sorgenti, quali sono le variabili che incidono su raggiungibilità, disponibilità e prestazioni. Mediante dashboard e report dettagliati, che confrontano per esempio le performance su periodi di tempo più o meno lunghi, l’affidabilità conferisce all’APM quella funzione di osservatore attento e puntuale della User Experience a cui le aziende non possono più rinunciare.